Perdita del lavoro e Counseling Psicologico
Perdita del lavoro e Counseling Psicologico
Condividi su email
Condividi su twitter
Condividi su facebook
Condividi su linkedin
Condividi su whatsapp
Condividi su telegram
Condividi su print
Perdita del lavoro e Counseling Psicologico

Partendo dell’etimologia della parola “lavoro”, troviamo il verbo latino labor, con il significato di fatica. Sono noti i detti della letteratura classica “durar fatica” “operar faticando” ancora oggi in alcuni dialetti si utilizzano i termini “faticare” “andare a faticare”, per intendere “lavorare” e “andare a lavorare”.

Lavorare significa occupare il tempo in qualcosa di produttivo, l’esercizio di un mestiere o di una professione che implica il dispendio di energie fisiche e intellettuali per raggiungere uno scopo prefissato, consente la sussistenza primaria, e in generale permette decenti condizioni di vita, soddisfa il desiderio di acquistare beni o di concedersi piaceri vari o svaghi e ha come scopo ultimo, la soddisfazione dei bisogni personali e collettivi e la definizione dello status del lavoratore.

Con il tempo il lavoro ha perso la connotazione di schiavitù, di fonte di privazione e questo ha contribuito a far superare l’idea che il lavoro non si tratti solo di sforzo fisico o intellettuale, è anche  un modo per diventare una persona migliore, per conoscere se stessi, per sviluppare i propri punti di forza e le proprie capacità cognitive. Per l’essere umano il lavoro è diventato una pulsione, un bisogno, quasi come il mangiare, bere o fare l’amore.

Nonostante tutto il lavoro a livello personale rappresenta qualcosa di ancor più importante, ci da la conferma della nostra esistenza, della nostra capacità e utilità sociale, spesso è ciò che occupa la maggior parte delle nostre giornate, dei nostri pensieri ed è dunque un impegno o legame, che ci tiene lontani dai pensieri più distruttivi, dalle angosce, ci permette di essere più forti e di superare molte delle nostre paure, fra cui quella della morte.

Allora qual è il significato ultimo del lavoro per l’uomo?

In ambito spirituale rientra nella teoria del lavoro affettivo sviluppata dal filosofo italiano Toni Negri e dallo statunitense Michael Hardt, questo concetto si riferisce ad un’attività lavorativa che agisce sul piano affettivo ed emotivo, secondo questa teoria, il lavoro è quella forza che unita alla consapevolezza e considerazione di sé, permette di realizzare la propria natura potenziale, portando a termine compiti etici che possano fornire un beneficio spirituale e morale a se stessi all’ambito sociale e naturale.

Vivendo in gruppo, il lavoro ci permette di diventare chi siamo, di esercitare le proprie capacità, le proprie competenze, e ci da la possibilità di sentirci capaci di fare qualcosa che gli altri apprezzano. L’apprezzamento sociale è fondamentale, perché è in gran parte attraverso di esso che la persona costruisce la sua autostima, contribuisce a migliorare la nostra vita riempiendola di significato e, quando il lavoro che svolgiamo ci piace, esso diventa anche una delle componenti più importanti della nostra felicità.

Che peso ha la perdita del lavoro o la disoccupazione per la persona?

Perdere il lavoro è spesso uno degli eventi più stressanti che può accadere ad una persona. In certi casi la persona si sente tanto identificata con il suo lavoro che al perderlo sembra di perdere parte della sua identità, perché detta identità viene definita in grande parte in funzione del suo lavoro.

Diversi studiosi hanno associato il termine hopeless, che in inglese significa mancanza di speranza, con l’osservazione  di diversi sintomi nelle persone disoccupate: aspettative negative riguardo al futuro, mancanza di energia, apatia, rallentamento psicomotorio, mancanza di motivazione ad agire, disturbo del sonno, difficoltà di concertazione, bassa autostima, tendenza alla dipendenza, ideazioni suicidarie e tentativi di suicidio fino ad arrivare all’identificazione della sindrome di hopelessness depression.

EFFETTO SULLA PERSONA

La disoccupazione è un evento traumatico che comporta oltre che al danno finanziario e di privazione dello status sociale, impotenza, sfiducia, senso di precarietà, di insicurezza e fallimento. Più questo stato si prolunga nel tempo più possono aumentare gli effetti negativi sull’autostima, autoefficacia e sull’iniziativa di ricerca di un nuovo lavoro.

Numerose ricerche hanno evidenziato che la perdita del lavoro, vissuto come un evento critico traumatico destabilizzante, potrebbe provocare lo sviluppo di un disturbo dell’adattamento o un disturbo di stress post-traumatico e che ad alti livelli di stress, ripercuotono inevitabilmente sul benessere fisico e psicologico, a volte associato all’adozione di comportamenti a rischio come per esempio l’aumento del consumo di tabacco (per l’effetto ansiolitico), uso di antidepressivi, dipendenza da internet, abuso di alcool o aumento del gioco d’azzardo.

Vivere una fase di lutto dopo la perdita di un lavoro è normale. Si possono provare sentimenti simili a quelli del lutto per la perdita di una persona cara. Questo malessere può essere sperimentato in diverse fasi:

1.    fase di shock: non si riesce a credere che la perdita sia reale, perché ancora non si è consapevoli di quanto è accaduto.
2.    fase di rabbia: per la constatazione della difficoltà a cambiare.
3.    fase d’impotenza, frustrazione e vergogna; a che vedere con la propria identità perché  si ha paura di deludere i propri cari, senza lavoro ci si sente inefficaci per portare avanti i propri obiettivi e per guidare la propria vita.

C’è un primo periodo di rifiuto o di negazione della nuova realtà immediatamente successivo all’evento negativo, dove il pensiero predominante è: “in un modo o nell’altro ne verrò fuori”; un secondo periodo di pessimismo, quando la ricerca di un nuovo lavoro risulta infruttuosa, nonostante i numerosi tentativi; e per ultimo un periodo di rassegnazione e chiusura su se stessi, quando si diventa un disoccupato cronico. La principale convinzione in questo stato è di aver sbagliato e di non essere in grado di andare avanti.

In relazione ad ogni fase descritta prima, l’individuo può presentare diverse reazioni emotive, cognitive e comportamentali:

–    Pensieri intrusivi (ricordi ripetuti e disturbanti del trauma, sogni e incubi, flash back)
–    Comportamenti di evitamento (evitare luoghi, persone o situazioni che ricordino l’evento, astenersi di parlare o pensare al trauma)
–    Reazioni di iperarousal (difficoltà di addormentarsi e insonnia, irritabilità o scoppi d’ira, difficoltà di concentrazione e memoria, preoccupazioni eccessive per la sicurezza propria e altrui, risposte di eccessivo allarme)

A tutto questo si aggiunge il sentimento di colpa e di vergogna dovuti alla incapacità di provvedere a se stessi o a coloro che dipendono della persona stessa.

Il vissuto della persona può essere diverso se si attribuisce  la causa della perdita del lavoro, a fattori interni o esterni. Tra i fattori esterni ci possono essere le decisioni dell’azienda, la crisi economica o la sfortuna, in questo caso prevalgono sentimenti di rabbia e ingiustizia, e anche se la possibilità di assumere un ruolo attivo per recuperare il lavoro è bassa, l’autostima rimane stabile. Come fattori interni si possono identificare per esempio la capacità e adeguatezza personale. In questo caso possono prevalere sentimenti di incapacità, fallimento e inadeguatezza, ma essendo l’attribuzione del problema interna alla persona, c’è più possibilità di intervenire.

L’individuo può facilmente iniziare a pensare di non essere una persona di valore, inizia a perdere i punti di riferimento perché non fa più parte di una categoria qualificante, l’immagine di sé cambia da un ruolo attivo di lavoratore, ad un ruolo passivo spesso connotato come perdente.

Emergono così rimpianti, sensi di colpa, vergogna e auto biasimo (la persona pensa di essere un fallito per non avere un lavoro). C’è la tendenza a pensare a tutte quelle situazioni che hanno portato all’evento scatenante, alle cose dette, fatte o alle decisioni prese, in una sorta di un rimuginare senza fine.
La persona si convince quindi di essere responsabile dell’accaduto per alcuni comportamenti erronei che se non fossero accaduti o fossero stati controllati, probabilmente non avrebbero portato all’evento, questo fatto porta alla perdita della stima di sé e alla riduzione dell’autoefficacia.

Accettare l’accaduto è la fase finale del processo, una volta che si ammette la perdita si può ottenere l’energia per affrontarla e superarla. Questo processo anche se naturale non è semplice e non tutti riescono ad uscirne con facilità. Può fare la differenza, il significato che si attribuisce all’evento, se solo quello di un problema da risolvere o anche quello di una opportunità da cogliere.

RESILIENZA

Ogni persona reagisce alle situazioni in maniera differente e questo è possibile anche in situazioni traumatiche.
Il termine resilienza si può tradurre come forza psicologica interiore oppure come forza d’animo (Oliviero Ferrari 2009). Non sempre trauma e stress conducono al disagio o al malessere psicologico. Alcune persone dopo aver subito stress, traumi e difficoltà, si sono sentite sempre più forti per reagire agli eventi, rafforzando così la propria resilienza. Esiste quindi la capacità di proteggere la propria integrità interna, il proprio equilibrio affettivo, anche in presenza di fattori di forte tensione, nervosismo o dopo aver subito un trauma psicologico.

Per rielaborare quanto è avvenuto, ed aumentare la resilienza è necessario fronteggiare lo stress  mediante le funzioni cognitive, con la razionalità, la capacità di analisi e la riflessione e mediante la rielaborazione emotiva.

Come entra in gioco lo psicologo e nello specifico il counseling psicologico?

La persona che ha perso o che non trova lavoro può presentare stress, dubbi, preoccupazione, blocchi, problemi affettivi, ansia, necessità di confronto e di ascolto, ma non necessariamente un disturbo psicologico e quindi la necessità di un intervento psicologico psicoterapeutico.

Quando le risorse personali non bastano, lo psicologo può essere una risorsa, per sbloccare questa situazione, per riattivare o potenziare le capacità di reazione personale e trovare un percorso da iniziare. L’aiuto di un professionista può aiutare a superare l’ansia relativa alla perdita del lavoro, il senso di smarrimento, rispetto al cambiamento d’identità lavorativa e la sensazione di fallimento per non essere riusciti a mantenere il ruolo acquistato. Una volta accettata la nuova situazione, si può affrontare la fase successiva e procedere con la ricostruzione di se stessi.

Il counseling psicologico è l’attività professionale dello psicologico che cerca di favorire, sostenere e sviluppare le risorse della persona con specifiche problematiche quotidiane. Lo psicologo, creando uno spazio di aiuto, assolutamente necessario per il benessere psico-fisico generale di ogni persona, supporta e favorisce atteggiamenti attivi e propositivi, stimola e orienta le capacità, le consapevolezze e le risorse strettamente personali.

Concretamente nella perdita del lavoro, il counseling psicologico attuato da uno psicologo può cercare di aiutare alla persona ad aiutarsi, ricercando e facilitando risorse personali, aiutando alla persona a raggiungere una visione più oggettiva e completa del problema e a trovare in prima persona risorse e soluzioni individuali. Tutto questo in una relazione paritaria e basata sulla comunicazione interpersonale, l’ascolto, l’empatia ed il sostegno, senza giudicare o provare ad imporre propri punti di vista o consigli.

La prima domanda alla quale il cliente con l’aiuto dello psicologo deve dare risposta è “come superare il trauma?”
Un percorso efficace deve partire dalla consapevolezza di ciò che è accaduto e di ciò che si sta facendo, per affrontare la perdita del lavoro; è il primo passo in assoluto.

Lo psicologo mediante Il counseling psicologico, può considerare, non solo l’orientamento ed il sostegno, ma anche la consulenza, la diagnosi, la riabilitazione e la psicoeducazione.

Da dove iniziare:

1.    Ridefinire l’identità. Quando c’è molta identificazione con il lavoro e viene usato come fonte di autostima. E’ più salutare che la persona definisca la sua identità in base alle caratteristiche che nessuno gli può togliere. Bisogna definirsi in funzione delle abilità o caratteristiche personali, di quello che è come persona e non con quello che fa per guadagnarsi da vivere.

2.    Il riconoscimento, rafforzamento e attuazione delle proprie risorse personali e di attività che migliorano il principio di piacere personale (attività fisica, meditazione, tecniche di rilassamento, hobby, ecc.). E’ importante in questo periodo di forzato riposo, di stare bene attente a non perdere le proprie abilità e capacità. Impegnarsi per continuare a migliorarsi, acquisendo nuove competenze, approfondendo quelle che già si possiedono.

3.    Imparare della perdita. Rimanere fermi colpevolizzandosi o lamentandosi non è ne sano ne costruttivo. Bisogna trattare di utilizzare un modo più realistico, chiedendosi che cosa ha influenzato la perdita del lavoro e cosa si possa imparare da questo. Conoscere le cause interne ed esterne della perdita del lavoro può aiutare ad incontrare qualcosa di più adatto all’individuo, a migliorare come persone o come professionisti.

4.    Non isolarsi. Parlare con la famiglia e amici può essere importante. Condividere quello che è successo aiuta ad avere sostegno, e forse è uno dei migliori modi per trovare un nuovo lavoro. Per esempio, può essere utile fare una lista con le persone che possono aiutarci a trovare lavoro, spiegando loro il tipo di occupazione che si sta cercando e comunicando il modo migliore per contattarci.

5.    Creare un piano di austerità se necessario. A tale fine concentrarsi in ridurre le spese il più possibile e creare un piano per arrivare alla fine del mese può aiutare a sentirsi più sicuri.

6.    Stabilire una meta prima possibile. Per avanzare nella vita e non rimanere bloccati, abbiamo bisogno di stabilire delle mete, perché sono fonte di motivazione. Perdere il lavoro può diventare una opportunità per cambiare. Bisogna chiedersi che cosa si desidera fare (per esempio, finire gli studi, lavorare autonomamente, fare un lavoro simile a quello che facevamo già).

Negli ultimi decenni sembra che siamo più consapevoli del fatto che il lavoro integra e la disoccupazione emargina, che l’attività lavorativa normalizza e fa crescere, mentre la disoccupazione frena e separa il disoccupato dalla eccellenza sociale.

Paura, rabbia, insicurezza, perdita di autostima……..sono alcune delle emozioni che possono manifestarsi già dal momento stesso della ricezione della notizia di un licenziamento. Per alcune persone la perdita del lavoro può significare un’ostacolo o una pausa, e per altri un disastro che può portare all’inizio di un vortice senza uscita.

Questo articolo è un invito alla riflessione sull’idea, sull’affermazione, che per riuscire a riprendere il controllo della propria vita professionale, è necessario partire dal presente, con un lavoro di consapevolezza e conoscenza dei propri processi emotivi e di pensiero, delle risorse personali e professionali, senza tralasciare la realtà esterna all’individuo.

Anche se le predizioni sul futuro sono spesso incerte, ed è molto importante imparare a soffermarsi sul qui ed ora, per incrementare il benessere psico-fisico, è cruciale meditare sul futuro, perché l’orientamento sullo stesso, aiuta alle persone a muovere il passato ed il presente. Qui entra in gioco la figura dello psicologo che attua il counseling psicologico. Attraverso la realizzazione di un percorso personale, l’individuo aiutato dallo psicologo, adotta una posizione pro-attiva, di movimento, di presa di decisioni e compromessi; l’individuo impara a riconoscere la situazione attuale come transitoria non definitiva, ed a mettere in moto le migliore risorse per affrontare il cambiamento con più sicurezza e fiducia in se stesso.

Bibliografia:

–    PNL y Coaching. Una vision integradora. Vicens Olive Pibernat. Coleccio Two.
–    Relazione d’aiuto e resilienza, Bertetti B., Castelli C.
–    Counseling Psicologico Giusti E, Pagani A.
Sitografia:

–    www.psicocounseling.it
–    www.cppsico.com/counseling-psicologico.html
–    Wikipedia
–    www.harmoniamentis.it/disturbi-ansia-disturbopostraumatico-stress.asp
–    www.motivacion.about.com/superacion/errores-de-pensamiento.html
–    http://oroxinnovacionblog.com/la-perdida-de-trabajo-el-proceso-de-duelo/

Condividi su:
Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

IN EVIDENZA

MASTER

master counseling psicologico

Master Scuola di Counseling Psicologico